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Scorie nucleari in Puglia, Coldiretti: «No a deposito nei parchi della Murgia e nelle gravine»



No a un deposito nucleare tra il Parco nazionale dell’Alta Murgia e il Parco regionale delle Gravine. Questo l’appello lanciato da Coldiretti Puglia e l’associazione ambientalista Terranostra ad Anci.


Si tratta di due siti di straordinario valore naturalistico, ambientale e paesaggistico e un eventuale deposito di scorie nucleari potrebbe avere effetti negativi sull’economia e sul lavoro.


Alla luce di questo, la Coldiretti e l’associazione Terranostra hanno chiesto un incontro urgente al sindaco della Città Metropolitana di Bari Antonio Decaro, presidente di Anci nazionale e al presidente di ANCI Puglia Domenico Vitto, per fare il punto su tutte le osservazioni che dovranno essere presentate entro il 6 marzo 2021, entro 60 giorni dalla pubblicazione della carta dei siti potenzialmente idonei che ha individuato l’area di Gravina in Puglia in provincia di Bari, insieme ai comuni di Altamura e Laterza, in condivisione con Matera in Basilicata tra i siti potenzialmente idonei.


“Il Parco Terra delle Gravine in cui si trova Laterza è una delle più importanti aree naturalistiche d’Europa, costituita da grandi canyon carsici intorno all’Arco Ionico del Golfo di Taranto. Si tratta di un’area dalla notevole valenza naturalistica e paesaggistica, dove il settore agroalimentare produce formaggi, olio extravergine, vino, grano e il famoso pane di Laterza”, ha dichiarato il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. E’ concentrato nell’area distrettuale pugliese del Parco dell’Alta Murgia il 31,6% degli addetti alle imprese lattiero-casearie della Puglia e in quella materana il 21,7% di quelli lucani. Lungo la filiera agroalimentare – ha poi aggiunto Coldiretti Puglia – operano 6.298 agricole, 127 di trasformazione, mentre gli addetti sono valutabili in circa 5000 unità, di cui 3000 circa operano nelle fasi agricole, 1000 nella fase industriale e 1000 nella fase terziaria della filiera lattiero-casearia.


Coldiretti e Terranostra della Puglia chiedono quindi una presa di coscienza, dopo le gravi vertenze ambientali che affliggono il territorio pugliese dall’ILVA di Taranto alla centrale Enel di Cerano, dalla invasione di foreste di pali eolici alle ecomafie, “problemi” che condizionano non solo il reddito e lo sviluppo dell’agroalimentare e del turismo, ma pregiudicano la vita stessa dell’individuo.

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