Non si può e non si deve lucrare sul sangue e sul sudore degli agricoltori e la politica ha il dovere di contrastare questi ricatti. Questo è un principio che deve essere applicato nel mercato globale in un’Europa che ha globalizzato le transazioni commerciali e il libero mercato ma, non il rispetto della dignità e dei diritti delle persone e dei lavoratori. È per l'affermazione di questi principi fondamentali che sono al fianco degli operatori agricoli del Sud-Est barese produttori di ciliegie, oro rosso di Puglia, che sono preda di un'intermediazione che non riconosce neppure i costi di produzione. Intermediatori che impongo prezzi di acquisto inferiori ai costi di produzione, ma che poi rivendono il prodotto sui mercati del Nord Italia ed esteri un prodotto a peso d'oro. Servono, a livello regionale, parlamentare ed europee, politiche a sostegno di una categoria di agricoltori innamorati della loro terra, che portano sulle nostre tavole prelibati frutti che la biodiversità della Puglia offre, nonostante siano costretti permanentemente a scontrarsi con i ricatti di mercati famelici nel momento della raccolta.
La guerra delle ciliegie arriva in Regione Puglia, con l’impegno nell’immediato a ridefinire rapporti di trasparenza e costi con la GDO, riconoscere i prezzi agli agricoltori che non vadano al di sotto dei costi di produzione elaborati da Ismea, programmazione e aggregazione di prodotto per le campagne future e promozione sui mercati nazionali ed esteri. E’ l’esito della riunione convocata dall’Assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia, su richiesta di Coldiretti Puglia, per far fronte comune contro le speculazioni e il deprezzamento sui mercati delle ciliegie pugliesi che in campagna costano meno di un caffè, tanto che gli agricoltori preferiscono non raccoglierle.
“Le importazioni di ciliegie dall’estero da Spagna, Grecia e Turchia stanno tra l’altro inquinando il mercato immettendo prodotto estero senza indicazione chiara dell’origine e della provenienza. E’ urgente mettere in campo controlli serrati per assicurare la possibilità ai consumatori di acquistare prodotto locale che, non essendo soggetto a lunghi tempi di trasporto, garantisce freschezza e genuinità uniche, soprattutto alla luce degli sforzi che gli imprenditori locali hanno compiuto per garantire un prodotto di alta qualità”, denuncia Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.
Con le pratiche sleali si aggravano le distorsioni dal campo alla tavola, visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi – aggiunge Coldiretti Puglia – come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi. La crisi causata dal Covid rischia di peggiorare la situazione, con ripercussioni sugli anelli più deboli della catena alimentare, gli agricoltori e i consumatori.
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