Una via per Norma Cossetto
- New Acquaviva
- 8 feb 2021
- Tempo di lettura: 3 min

di Matteo Carnieletto
"Mio nonno paterno fu fatto prigioniero dagli inglesi in Etiopia nel 1940 e venne deportato in Inghilterra, dove lavorò nei campi per tutto il periodo bellico. Quando tornò in Italia rimase sconvolto da una cosa: dagli italiani che sparavano addosso ad altri italiani. Agli occhi di chi era stato a lungo lontano dal nostro Paese, non esistevano partigiani e repubblichini. Esistevano soltanto italiani che si stavano sparando tra loro". E' così che Francesco Colafemmina, consigliere e vicepresidente del Consiglio comunale di Acquaviva delle fonti, inizia la nostra intervista. E' questo, forse, il motivo che lo ha spinto a chiedere che venisse intitolata una via a Norma Cossetto, la giovane istriana brutalmente uccisa dai partigiani titini nel 1943.
Perché per lui, proprio come per suo nonno, non esistono italiani di serie A e italiani di Serie B. Così come non esistono morti di Serie A e morti di Serie B. Quelli uccisi tra il 1943 e il 1945 sono tutti italiani, fatti fuori in un tempo vigliacco, in cui ci si ammazzava tra fratelli. L'obiettivo di Colafemmina è quello di mettere le basi affinché si arrivi a una memoria realmente condivisa: "Per questo motivo, ho chiesto fin da subito che nella lettura della mozione fossero rimosse tutte le premesse che potevano apparire polemiche. Si è trattato di una forma di rispetto verso la stessa Cossetto. Volevo che restasse soltanto la parte condivisa, senza inserire aspetti personali o ideologici. Questo è stato molto apprezzato", racconta il consigliere comunale.
Perché le foibe, a distanza di oltre settant'anni da quei tragici eventi, dovrebbero essere ricordate da tutti, indipendentemente dal "credo" politico: "Mi hanno spesso accusato di proporre un argomento che interessa soltanto ai partiti di destra - racconta Colafemmina - ma ogni volta che mi attaccano in questo modo, la mia risposta è chiara: quando un consiglio decide interamente di condividere una intitolazione, la memoria non appartiene più solo a una parte ma a tutti. Quel ricordo tragico diventa quindi condiviso da tutti, e può avere anche la capacità di essere declinato nelle scuole e verso le nuove generazioni".
Spesso, inoltre, ci si perde in dettagli tanto macabri quanto inopportuni. Anzi, talvolta c'è pure chi cerca di minimizzare o quasi giustificare gli assassini, affermando che Norma, essendo figlia di un fascista, fosse in qualche modo colpevole. Ma non è così, come spiega Colafemmina: "Norma è una figura moderna, sia come ragazza autonoma sia come studentessa. Ha un forte richiamo sulla contemporaneità. I giovani dovrebbero assorbire il suo messaggio in maniera molto più immediata rispetto a quello di altre figure cadute nell'anonimato. In generale, stiamo parlando di una questione che riguarda i fondamenti dei principi repubblicani. Se noi dobbiamo attenerci a una magistero, dobbiamo attenerci ai magisteri dei presidenti della Repubblica. Ciò che dicono, allora è ciò che preserva la giornata del ricordo da tutte le progressive aggressioni storiche e revisioniste".
Nelle foibe, infatti, contrariamente a quanto raccontano i revisionisti, non finirono solamente fascisti e nazisti, ma anche migliaia di cittadini inermi: "Mi ricollego ad altri italiani morti nelle foibe. Tutta la storia di quegli anni è piena di contraddizioni. Nel momento in cui Norma finiva in una foiba, moriva il Castellaneta, tenente dei carabinieri, ucciso in un conflitto armato con i tedeschi sul fronte jugoslavo. Nel '45 anche i nomi di Giuseppe Anselmo e di un civile, un impiegato delle ferrovie, Giovanni Colaggiuro, si trovano all'interno di un elenco provvisorio fatto dal primo sindaco di Trieste, Gianni Bartoli. Vediamo, insomma, che la realtà non guarda all'appartenenza politica o all'ideologia. Le persone citate erano italiani morti in quel dato contesto bellico. Norma Crossetto ha l'aggiunta di essere una civile e una giovane ragazza, ovvero un essere inerme". Contraddizioni di un passato che, ora, si sta finalmente cercando di ricomporre.
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