Di PATRIZIA NETTIS
La prima è stata nel 1991, quando aveva poco più di 40 anni. L’ultima a febbraio dello scorso anno, prima che il Covid mandasse in lockdown tutte le competizioni. In mezzo, in 30 anni di attività, ce ne sono state più di cento. Non gare di velocità da dieci chilometri, ma maratone e ultramaratone, almeno dai quaranta km in su.
E anche adesso, che ha compiuto 70 anni, la sua vita corre sempre oltre ogni distanza. Mimmo Favia da Acquaviva delle Fonti è esperto di gare fuori dal comune. Nel 2019 ha vinto la classifica finale del Gran prix Iuta di Ultramaratona. E’ stato il più forte di tutti in Italia difendendo i colori della società «Be different be ultra» di Adelfia. Impossibile contare tutti i km che ha macinato in 30 anni di passione. Ha iniziato a correre dopo i 40 anni e un passato da agonista come calciatore.
Negli anni ‘70 è stato centrocampista dello Scaj Acquaviva in seconda e in terza categoria, poi è passato alla panchina, allenando le giovanili. Il lavoro l’ha costretto a uscire dal campo e allora si è buttato in strada perché le passioni corrono sempre veloci sulle gambe di chi ha un amore grande per lo sport. Ha avuto anche una breve parentesi nel ciclismo, ma dopo aver sfiorato un incidente in una gara, è sceso dai pedali. Troppo pericoloso. E allora si è dato al running. Mai una gara sotto i 42 km però, anzi: è andato sempre oltre le maratone, specializzandosi nelle gare di resistenza. Su tutte la 200 km ) 9 Colle Running, tra le ultramaratone più importanti e famose al mondo, tra Cesena e Cesenatico.
Ci ha partecipato per sette edizioni e tutte le volte è arrivato alla conclusione. Una gara da Iron come la Orta 10 in 10: si corre per 10 giorni di seguito, una maratona ogni volta. E poi ancora la 24 ore di Lavello dove ha percorso 95 km. Ma l’elenco potrebbe continuare a lungo. Ad accompagnarlo in queste avventure «ultra» sono sempre state le sue donne che lo sostengono fin dai primi passi: la moglie Colomba, che ha 60 anni e non è mai stata una sportiva e le figlie Isa, Carmela e Antonella di 32, 31 e 28 anni.
Spesso sono state loro, a turno, ad accompagnarlo in gara. Lo hanno seguito in auto per dargli il rifornimento necessario. In gare così lunghe, infatti, è necessario bere e alimentarsi con costanza. Con loro il 3 marzo Favia ha spento le prime 70 candeline aiutato dal nipotino Gabriele che fra qualche giorno compirà un anno e 5 mesi.
Non sa ancora nulla delle imprese del nonno, anche perché Favia non ama le luci della ribalta. Quando ha vinto la classifica tricolore del Gran prix Iuta, ad esempio, non ha detto nulla a nessuno. Le sue figlie lo hanno scoperto dagli amici. Ora corre un giorno sì e uno no, spesso da solo perché preferisce rispettare il suo passo e i propri ritmi.
Non meno di 25-30 km alla volta, dal centro di Acquaviva alla foresta Mercadante. Nella sua Acquaviva lo conoscono tutti con il soprannome di «Totàl», perché da giovane gestiva un distributore di carburante. E’ stato anche titolare di una discoteca. In seguito ha gestito un negozio di abbigliamento sportivo, oggi diventata una piccola azienda di famiglia. Ma Favia non vede l’ora di tornare a gareggiare. Il sogno è la maratona di New York. Lo scorso anno la sua famiglia avrebbe voluto regalargliela per il compleanno, poi è arrivato il virus. Ma l’appuntamento è solo rimandato
Intanto, lui continua ad allenarsi con costanza. Non segue un’alimentazione particolare, ma è sempre stato una buona forchetta. Nella città della cipolla rossa (che è marchio dop), la pizza preferita di Favia, manco a farlo apposta, è proprio quella tonno e cipolla. Rigorosamente di Acquaviva, appunto. Sarà questo uno dei segreti di tanta resistenza?
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