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Chi è Mons. Giovanni Ricchiuti, che si oppone all'invio di armi in Ucraina


A Dimartedì questa sera sarà ospite Mons. Giovanni Ricchiuti, Arcivescovo della Diocesi di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti e Presidente nazionale di Pax Christi Italia. Negli scorsi giorni, Mons. Ricchiuti ha espresso la sua contrarietà all’invio di armi in Ucraina.

Ecco il testo integrale e dell’appello di Mons. Giovanni Ricchiuti contro l’invio di armi in Ucraina. Il Monsignore sarà ospite questa sera a Dimartedì su La7, insieme al senatore Benedetto Della Vedova, Gianfranco Vetusto (direttore di Russia News), Andrea Gilli (senior Researcher al NATO Defense College), la giornalista Cecilia Sala e Nona Mikhelidze.


Il testo dell’appello di Mons. Ricchiuti: Abbiamo accolto l’invito di Papa Francesco per la giornata di preghiera e digiuno per la pace, ieri, Mercoledì delle Ceneri. Un invito anche alla conversione. Mi unisco al dolore per le vittime di questa guerra in Ucraina, e di tutte le guerre. Dalle tante coscienze, da numerose piazze d’Italia sale sempre più forte il grido di pace e di no alla guerra. Si chiede il non coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto né con armi e né con preparazione di uomini.


Certo, la condanna all’aggressione operata da Putin è totale. La guerra è sempre una tragedia. Ma non possiamo con questo dimenticare, o peggio ancora assolvere, la NATO (di cui l’Italia fa parte) dalle sue gravi responsabilità.


Sono sconcertato dalla decisione del Governo e del nostro Parlamento di inviare armi all’Ucraina. E, ancora di più, resto senza parole leggendo le dichiarazioni del nostro ministro della difesa, Lorenzo Guerini, su La Stampa di oggi, che oltre a ritenere uno scenario possibile una guerra che può durare 10-20 anni, alla domanda del giornalista sulla decisione della Germania di aumentare le spese militari fino al 2% del Pil, risponde: “Noi abbiamo un trend in crescita da quando sono ministro: da settembre del 2019 a oggi, il bilancio della Difesa è cresciuto di oltre 3 miliardi e mezzo, siamo all’1,4% del Pil. Si tratta di fare più investimenti per presidiare un pezzo della nostra sovranità nazionale e tecnologica».

No, Signor Ministro, “mostrare i muscoli” non può essere, e non potrà esere la strada che porta alla pace! Io non ci sto! E con me credo tantissime donne e uomini di buona volontà, di Pax Christi e non solo. Che credono e vogliono la pace. “Se vuoi la pace, prepara la Pace, non la guerra!” Mi sembra che qui si vedano ben chiari i grandi interessi delle lobby delle armi. Non per niente da tempo sono in aumento le spese militari. Non ci sono i soldi per tante necessità ma per le armi si trovano sempre. E si decide addirittura di destinarle a zone di guerra, rendendoci, secondo alcuni esperti analisti, un Paese ‘belligerante’.

Proprio un anno fa, papa Francesco nel suo viaggio in Iraq affermava, a Ur dei Caldei,: “Un’antica profezia dice: «Verranno giorni in cui spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci. E un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo” (Is 2,4). Questa profezia non si è realizzata, anzi spade e lance sono diventate missili e bombe!”.

Come cittadino che fa riferimento alla Costituzione Italiana (Art. 11) che ripudia la guerra, e da credente e vescovo che fa riferimento al Vangelo, credo sia mio e nostro dovere offrire solidarietà umana e accoglienza a chi fugge dalla guerra, ma è altrettanto doveroso un impegno deciso e radicale contro l’irrazionalità e l’immoralità di ogni guerra e la sua preparazione. Non possiamo versare benzina sul fuoco. E’ questa è la conversione che vogliamo chiedere anche in questo tempo quaresimale.

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