È stato condannato a 5 anni e 4 mesi l'ex dirigente della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, accusato di corruzione insieme all'imprenditore Luca Leccese. A quest'ultimo il giudice Alfredo Ferraro ha inflitto 4 anni. La procura aveva chiesto la condanna a sei anni per Lerario e a quattro per Leccese, al termine del rito abbreviato chiesto dagli imputati.
Il Tribunale di Bari ha anche condannato a quattro anni di reclusione l'imprenditore Luca Leccese, accusato di aver versato la mazzetta di 10mila euro. Il giudice ha disposto anche l'estinzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione e la confisca per equivalente. La sentenza del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, è stata emessa dal gup del Tribunale di Bari, Alfredo Ferraro.
Le indagini sono state coordinate dal procuratore di Bari, Roberto Rossi, e dall'aggiunto Alessio Coccioli: i pm avevano chiesto per Lerario una condanna a sei anni di reclusione, contestando il reato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Per Leccese la richiesta era stata di quattro anni. La difesa dell'ex dirigente, affidata all'avvocato Michele Laforgia, nel corso del procedimento aveva negato l'esistenza di un accordo corruttivo legato agli affidamenti dei lavori fra Lerario e gli imprenditori Luca Ciro Giovanni Leccese e Donato Mottola. Quest'ultimo viene giudicato con rito ordinario dal Tribunale di Bari: è accusato di aver versato a Lerario la mazzetta da 20mila euro. Lo scambio di denaro, per la difesa, sarebbe stato riconducibile, al massimo, a una retribuzione non dovuta correlata agli appalti. Per questo era stata avanzata la richiesta di assoluzione, perché non ci sarebbe stata correlazione fra lo scambio di denaro e l'attività amministrativa svolta dall'imputato nell'esercizio della sua funzione.
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