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Mazzette da 10 e 20mila euro sugli appalti: chiesti 6 anni all'ex dirigente Mario Lerario


Per l'ex capo della Protezione Civile della Regione Puglia, Mario Lerario, la Procura di Bari ha chiesto la condanna alla pena di sei anni di reclusione.


Lerario si difenderà dicendo di non aver mai chiesto nulla ad entrambi gli imprenditori. Ha sostenuto che si trattava di un regalo natalizio, quello dei 10mila euro, e di un debito di riconoscenza, la somma di 20mila euro.


Una microspia piazzata all’interno dell’autovettura in uso a Mario Lerario, l’ex responsabile della sezione regionale della protezione civile in Puglia arrestato dalla guardia di finanza del capoluogo pugliese in flagranza di reato con l’accusa di corruzione, aveva immortalato il momento esatto in cui Luca Ciro Giovanni Leccese, imprenditore di Foggia, la mattina del 23 dicembre – dopo aver raggiunto il pubblico ufficiale a Bari – gli aveva consegna una busta contenente 10mila euro.


Il 22 dicembre Mario Antonio Lerario informa Leccese di essere stato contattato dalla Prefettura per problemi alle pompe di calore a Torretta Antonacci: “Manda qualcuno a dare un’occhiata, fai una manutenzione e poi ci dici quanto è venuto”. Nel pomeriggio dello stesso giorno lo richiama per dirgli di aver appena concluso un impegno a San Giovanni Rotondo e gli chiede la disponibilità ad incontrarsi: “Se tu sei disponibile ci vediamo altrimenti poi ci aggiorniamo insomma”.


Leccese gli comunica di aver atteso a lungo ma di essere poi dovuto andare per forza a Termoli per impegni su un cantiere in corso: “Dottore io sono dovuto andare a Termoli perché ho aspettato e ho aspettato...perché voi mi avevate detto prima stamattina che andavate a…”. Lerario: “Non c’è problema, non c’è problema”. Leccese: “Al massimo se volete domani mattina ci possiamo vedere noi, mi affaccio io un salto a Bari a prima mattina, come volete”. Lerario: “Va bene, se vuoi ci possiamo anche vedere domani”.


Alla domanda dell’imprenditore su dove avrebbero dovuto vedersi, Lerario gli risponde in ufficio, ma Leccese gli chiede di potersi incontrare prima “da qualche...perché io...noi..siamo stati già martedì, ieri, dall’ingegnere”. Lerario lo interrompe - “ho capito, ho capito” – e gli chiede l’orario dell’incontro. Leccese: “Sul presto”. L’appuntamento viene fissato nei pressi della Fiera di Bari.


Secondo il gip Anna Perrelli, dal tenore della conversazione si evince che Lerario chiede intensamente a Leccese di potersi incontrare senza esplicitare la ragione sottesa all’appuntamento. “Leccese con atteggiamento più servile che riverente, sembra giustificarsi oltremodo con Lerario per essere stato costretto, dopo aver atteso invano, a spostarsi altrove e, quindi, a disattendere l’incontro, rendendosi nel contempo immediatamente disponibile a raggiungerlo l’indomani a Bari”.


Il 23 dicembre alle 10, Lerario chiama Leccese, quest’ultimo gli riferisce di trovarsi dinanzi all’istituto di medicina dello sport. Lerario, invece, di trovarsi per strada, di aver capito dove lui si trovi e che lo raggiungerà nel giro di un quarto d’ora.


Alle 10.30 il 49enne di Acquaviva delle Fonti arriva in via Di Maratona e arresta la corsa in corrispondenza dell’auto intestata alla Edil Sella in uso a Leccese. Nel frattempo gli ufficiali appostati in servizio di osservazione monitorano l’incontro e assistono ad una conversazione all’esterno delle autovetture tra Lerario e Leccese. La conversazione viene interrotta perché Lerario sale a bordo della sua autovettura per spostarla di pochi metri. Alle 10.39, attraverso la periferica audio-video, mentre Lerario è ancora seduto al posto di guida, Leccese prende dalla tasca interna del soprabito, lato sinistro, un pacchetto di colore bianco avvolto da alcuni elastici, e lo ripone nel vano oggetti situato tra i due sedili anteriori. Rivolgendosi nel contempo a Lerario. “Dottore mi aprite un attimo il cofano...no, no, un momento solo dottore!”.


“Nell’atto di porre la “bustarella” vicino al luogo di collocazione del cambio automatico all’interno dell’auto, Leccese alza leggermente il braccio in direzione di Lerario “a fargli intendere che stava adempiendo alla propria “obbligazione”. Per il gip “esplicito ed inequivocabile anche il gesto del Lerario, che, alla ripartenza del mezzo, occultava la busta contenente il denaro con il proprio soprabito”.


Prima di salutarsi, aprono i rispettivi bagagliai. Leccese prende e consegna cesti e pacchi. A quel punto gli ufficiali avviano il pedinamento di Lerario, che viene fermato alle 11.13 in via Giovanni Gentile.


Durante l’esecuzione del controllo effettuato con l’ausilio di una pattuglia del 117, alle 12.25 i militari danno il via ad una perquisizione locale e personale disposta dalla procura di Bari. Nel corso della perquisizione, all’interno dell’auto, viene trovato il pacchetto di colore bianco con 200 banconote da 50 euro. Mario Lerario viene arrestato.


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