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Io pediatra, vaccino tanti bimbi ma potrei fare di più


Il dottor Rocco Saldutti

di Gennaro Totorizzo


Vorrei, ma non posso. A parlare è un pediatra di Acquaviva delle Fonti, Rocco Saldutti: vorrebbe vaccinare quanti più bambini possibile nel suo ambulatorio ma in molti, dopo aver dato l'adesione, sono costretti a declinare perché in quarantena o in attesa di tampone. E così da circa dieci giorni il ritmo delle somministrazioni anti-Covid è calato. "Nelle mie condizioni ci sono anche altri colleghi", spiega.


Bisogna partire da una considerazione: le vaccinazioni nella fascia pediatrica, in Puglia, hanno raggiunto numeri da record in Italia. Al 21 gennaio, il 44,35 per cento dei bambini pugliesi dai 5 agli 11 anni ha ricevuto la prima dose (contro una media del 26,2 per cento nella penisola). "E questo va bene - tiene a precisare il pediatra - ma si potrebbe fare ancor di più e prima, a giudicare da quello che sto vedendo nel mio ambulatorio e da quello che dicono altri colleghi".


Il dottor Saldutti ha iniziato a vaccinare nel suo studio (altri pediatri somministrano invece negli hub) dalla fine di dicembre. "Ho detto ai genitori che avrei vaccinato in ambulatorio e loro mi hanno dato la loro disponibilità: al via ho raggiunto 250 richieste su una popolazione vaccinabile di circa 450 bambini, una situazione abbastanza buona considerato che sono anche solo".


Allora ha stilato l'elenco dei bambini e ha iniziato a chiamarli per la vaccinazione. "Nelle prime due settimane le cose andavano lisce, li contattavo, si presentavano e nessuno obiettava. Ne facevo circa 60 alla settimana. Da una decina di giorni, invece, quando li chiamo, il 60 per cento di loro mi dice che non possono raggiungermi perché hanno un provvedimento di quarantena o sono in attesa di un tampone. E hanno ragione, perché non possono infrangere le regole per venire".


Delle 250 richieste iniziali, ne ha eseguite 150. Ma ora su un gruppo formato da 50 o 60 bambini rimanenti (che continuano a crescere) ha faticato a trovarne 20 da vaccinare il giorno successivo. Si potrebbe vaccinare più velocemente, insomma, se non fosse per questo impedimento.


E c'è anche una grande propensione dei genitori a vaccinare. "Continuano ad arrivare richieste - conferma il pediatra - c'è solo un 10 per cento di scettici, una piccola minoranza, e non parlo dei "No Vax di professione": quando la gente vede che i figli degli altri si vaccinano, vincono le resistenze psicologiche. Insomma, c'è voglia di vaccinare".


Il pediatra fa notare come questa situazione fosse ampiamente preventivabile: all'apertura delle scuole, i contagi sarebbero inevitabilmente aumentati.


E con questi le quarantene. "La mia non è una critica all'andamento delle vaccinazioni, anzi - ribadisce - ma mi chiedo cosa sarebbe accaduto se avessero cominciato le lezioni in presenza un po' più tardi e in quel periodo ci fossimo dedicati solo alle vaccinazioni. Si è fatto un gran parlare di vaccinare il maggior numero di bambini nel più breve tempo possibile: voglio solo far capire che è stato fatto molto, ci stiamo impegnando tutti, ma ora, in queste condizioni, non possiamo fare di più".


Fonte: Repubblica Bari


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