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Dalle polo alle buste per le mascherine: “L'azienda acquavivese che Lerario aveva avuto a che fare"

Immagine del redattore: New AcquavivaNew Acquaviva


C’è un fil rouge che tiene insieme le imprese amiche di Mario Lerario, quelle che hanno lavorato negli ultimi anni fornendo beni e servizi, prestazioni e materiali, anche durante la pandemia da Covid 19. Sempre le stesse che in virtù di un affidamento diretto per ragioni di emergenza, o di una maggiore convenienza nell'offerta, hanno ricevuto appalti milionari. È c’è un fil rouge che lega anche i pezzi della maxinchiesta condotta dalla Guardia di Finanza sulla gestione della Protezione Civile regionale negli ultimi anni, indagati e arrestati, uniti da un patto corruttivo.


Un'indagine che, partendo dal lievitare dei costi relativi alla realizzazione dell’ospedale Covid alla Fiera del levante, sta tirando giù come le tessere di un dominio una grossa fetta di opere finanziate dalla Regione Puglia come ad esempio la fabbrica pubblica per la produzione di mascherine , inaugurata ad agosto 2020 è di fatto quasi bloccata sei mesi dopo, per il venir meno della necessità di reperire Dpi sul mercato.


E anche intorno a quella fabbrica, girano gli appalti ai soliti noti. Andiamo con ordine. A cominciare da chi quella fabbrica l'ha voluta, quello stesso Mario Lerario, all'epoca dirigente Regionale, che il 5 agosto 2020 aveva annunciato l'avvio della struttura, importante risposta alla carenza di presidi di protezione, carenti in quel periodo o molto costosi.


Mentre si facevano i conti sui numeri della produzione e il risparmio che se ne sarebbero potuti ottenere, si nominava un direttore che, a ben guardare, tempo gli arredi per le strutture regionali ,Sigismondo Zema uno dei quattro destinatari di decreto di perquisizione il 24 dicembre scorso, con le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d'asta, non solo c'è un altro nome che torna nelle scelte di Lerario, ed e quell’azienda, la “Grafiche Ciocia snc di Luise Filomena & C.", con sede a Santeramo e Acquaviva delle fonti, che con la Regione aveva avuto a che fare in più occasioni; il 19 dicembre 2019, ad esempio, quando l'economato aveva pagato il conto salato per la fornitura di 300 polo piquet a manica corta e altre 300 a manica lunga, in diverse taglie, ma tutte realizzate in cotone ring spun, modello Lacoste, con ricamo in quadricromia. Prezzo: 70 euro ciascuna.


Ma non solo: l'azienda, a dicembre 2018 ( quando Mario Lerario era dirigente dell’ufficio economato ), si era aggiudicato un appalto da 128 mila euro per il rifornimento del magazzino centrale regionale della cancelleria e a ottobre 2019, aveva fornito 1.000 borracce in quadricromia, richieste dall’assessorato allo sport, per 15.800 euro.


Nel 2020, poi aveva fornito carte, cancelleria e stampati , vestiario, accessori per uffici, per un valore totale di 211 mila euro. E siamo al 2021, quando ci si rende conto che le mascherine, così prodotte dalla famigerata fabbrica pubblica in periodo di pandemia, hanno bisogno di un imballaggio “in rispetto alle vigenti previsioni normative è di certificazione per preservare le caratteristiche dei dispositivi sanitari prodotti nello stabilimento e per consentirne la distribuzione in favore della rete dei servizi pubblici essenziali e del sistema sanitario regionale destinatario, nonché l’adeguata conservazione “.


È allora, con determina dirigenziale si aggiudica la fornitura alla Grafiche Ciocia, per un importo di 152.500 euro, per la fornitura di quegli imballaggi così importanti. Nomi che si intrecciano, allora, in un calderone di appalti sui quali sono all'opera da un anno gli Investigatori ,"che Il 23 dicembre scorso hanno messo un primo punto con l'arresto in flagranza di Mario Antonio Lerario, pochi minuti dopo aver intascato una busta con 10 mila euro in banconote è un cesto natalizio.


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