Di GRAZIANA CAPURSO
«Il nemico peggiore con cui abbiamo a che fare non è il virus, ma la noia». Con queste semplici parole A. 16enne di Acquaviva delle Fonti, racconta la sua «prigionia» a Dubai dopo che, come altre centinaia di studenti italiani in vacanza studio dal 30 giugno scorso negli Emirati Arabi, è risultato positivo al Covid.
A. è asintomatico e si trova in una camera del college Myriad, in quarantena e in isolamento. «Stare da soli è difficile, ma onestamente non mi lamento. Sono tranquillo - dice - non ho sintomi e l'unico problema è davvero passare il tempo. Sono risultato positivo dal primo tampone che abbiamo fatto il 12 luglio, assieme ad un centinaio di ragazzi. L'altra metà dei miei compagni risultata invece negativa è andata in aeroporto per poter tornare a casa. Ma una volta lì, la compagnia aerea ha deciso di rispedirli in hotel e di sottoporli ad un altro test».
Decisione provvidenziale perché la metà del gruppo in partenza per l'Italia è risultato poi infetto. «Gli altri ragazzi ancora negativi, invece, sono stati sballottolati di camera in camera, in una situazione di disagio e stallo proprio perché non possono stare a contatto con noi». Il soggiorno forzato, per quanto inaspettato per il gruppo di ragazzi, non ha smorzato tuttavia l'entusiasmo: «Comunque è stata una bellissima esperienza, anche se non ci aspettavamo una situazione simile».
A. non è preoccupato, solo un po’ annoiato. Unica lamentela, come ogni pugliese che si rispetti, riguarda la qualità del cibo: «All'inizio era pessimo, ma in questi giorni da quando l'autorità italiana è intervenuta i pasti stanno migliorando». Unico vero neo della clausura è quello di mantenere alto l’umore: «Alcuni miei amici stanno impazzendo. C'è chi ha crisi d'ansia e chi ha attacchi di panico, ma essere d'aiuto per noi è difficile visto che siamo segregati in stanza». «Le camere sono dotate di ogni comfort anche se - sottolinea il ragazzo - nella mia manca la tv, ma è un caso isolato. Per fortuna ho un tablet con cui comunico con la mia famiglia e i miei amici a casa, poi per il resto passo il tempo leggendo, guardando film, giocando e chattando. Qualche volta parlo da una porta all'altra dell'albergo con chi, come me è “imprigionato” qui, ma sempre a debita distanza».
Dall'organizzazione del college hanno assicurato che a breve verranno messe a disposizione anche una serie di sale comuni per far sì che i ragazzi positivi possano socializzare tra loro. «Magari ci scappa anche una partita a carte» ironizza il 16enne. In tutta questa odissea, a migliaia di chilometri di distanza, c’è la famiglia di A. che descrive alla Gazzetta l'apprensione vissuta in questi giorni: «Mio figlio, tutto sommato, è sereno. A volte lo sento un po' abbattuto per l'isolamento, ma so che se la caverà. Se la settimana prossima potesse rientrare, penso che gli rimarrà comunque un bel ricordo della vacanza, al netto di tutto questo caos».
«Tutti i ragazzi partiti da Bari - spiega la mamma - avevano fatto il tampone prima del viaggio e naturalmente erano negativi. Capire come si siano contagiati è praticamente impossibile, ci possono essere stati ragazzi partiti con tampone negativo la cui positività si è manifestata successivamente o magari qualche contatto tra i ragazzi all'esterno del gruppo. Al momento non posso addebitare responsabilità a nessuno, ci erano state garantite alcune modalità di sicurezza il cui rispetto avremo modo di valutare in futuro. Ora - sottolinea la donna - l'importante è far star bene i ragazzi per il resto del soggiorno a Dubai, con un'adeguata assistenza sotto tutti i punti di vista, cosa che finora non è stata completamente garantita, probabilmente perché non si pensava ad una situazione così numericamente estesa. Da quello che ci dicono però, pare stiano trovando soluzioni».
L'essenziale per i genitori è avere i tamponi il prima possibile e far ripartire i figli senza attendere che si negativizzano tutti. «Per la fine della prossima settimana potrebbero esserci già i primi rientri». «Siamo in stretto contatto con la direttrice del tour operator e un funzionario del Consolato italiano a Dubai che ci hanno tranquillizzato nuovamente e garantito la massima assistenza. Speriamo che le cose vadano davvero in questo senso». L’obiettivo è quindi quello di far sì che Farnesina, Consolato e le altre autorità spingano per il rientro a casa del gruppo di minori nel più breve tempo possibile, così da lasciarsi alle spalle questa spiacevole avventura.
New Acquaviva è anche su Telegram: le nostre news sul tuo smartphone
Comentarios