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Immagine del redattoreNew Acquaviva

Covid, l'allarme dal pronto soccorso di Bari: "Reparti pieni e sempre più giovani intubati"



di Antonello Cassano

La situazione è drammatica. Soprattutto a Bari e provincia, ma anche in altre zone della nostra Puglia. I reparti sono pieni di pazienti e ci ritroviamo davanti sempre più giovani che hanno bisogno dei ventilatori per respirare. Così non ce la facciamo, serve subito la zona rossa almeno qui in città". Guido Quaranta dirige il pronto soccorso dell'ospedale San Paolo a Bari. Si tratta della prima linea di contrasto al Covid, quella dalla quale passano tutti i pazienti che si sospetta siano entrati in contatto col virus. Quella prima linea che negli ultimi giorni è stata sommersa dalla violenza della terza ondata causata dalla variante inglese.


Il numero dei contagi giornalieri aumenta vertiginosamente. Soltanto nell'ultima giornata si contano più di 1.600 casi. Alcuni di questi rendono necessari i ricoveri. Dal 118 in questi giorni parlano di posti esauriti in tutti gli ospedali di Bari. Com'è la situazione nel pronto soccorso del San Paolo?


"Confermo che c'è un numero impressionante di pazienti che arrivano, in particolare con le ambulanze del 118. Ho sentito i miei colleghi degli altri ospedali in città e la situazione è drammatica dappertutto. A Bari in particolare, ma anche Foggia e Taranto sono in difficoltà".


Si rivedono le scene delle ambulanze in coda.


"Sì, si stanno rivedendo quelle scene. Bisogna capire che tutti gli ospedali non hanno una capienza limitata. Arrivi a un certo punto e non sai dove mettere i pazienti nonostante i grandi sforzi che si stanno facendo per implementare posti letto e ossigenazione".


Avete difficoltà a reperire ossigeno?


"Noi abbiamo avuto difficoltà con i ventilatori, ma non perché non li avessimo. Li abbiamo, però siamo alle prese con un alto numero di pazienti molto giovani che arrivano in condizioni serie. Un tipo di pazienti che nei mesi precedenti non vedevamo così di frequente. Per intenderci: se prima su 100 pazienti 50-60 avevano bisogno di ventilatore e agli altri bastava l'ossigeno, adesso all'80 per cento serve il ventilatore. In questo momento ho ricoverato un ragazzo di 24 anni in queste condizioni con una polmonite molto grave".


Sta cambiando anche il tipo di pazienti colpiti da forme gravi di Covid?


"È scesa molto l'età, ci sono molti più pazienti giovani e gravi".


A quali scene dovete assistere in queste ore nei pronto soccorso?


"Assistiamo a colleghi in difficoltà che cominciano a dare segnali di burnout. Vede, il personale negli ospedali non si è fermato un momento. Si tratta di una situazione assolutamente pericolosa dal punto di vista sia fisico sia psicologico".


C'è stato un momento in cui in questi giorni ha pensato: "Cosi non ce la facciamo"?


"Molte volte. E negli ultimi giorni questa percezione si sta ripetendo sempre più spesso. Arrivano sempre più persone e non abbiamo più posti. In questo momento stiamo trasferendo pazienti all'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti perché qui è tutto pieno. La sala degenti è sempre strapiena" Adesso abbiamo una ventina di persone in astanteria e altre cinque in attesa. Ma c'è difficoltà a trovare posto anche per i pazienti non Covid e qui da noi sono piene pure le Terapie intensive".


Si assiste a molti trasferimenti di pazienti dagli ospedali baresi verso le strutture delle altre province. È così?


"La nostra esperienza è quella di 60-70 trasferimenti di pazienti al mese all'incirca. C'è un aumento percentuale, gran parte di questi sono pazienti Covid".


Questa situazione allarmante dagli ospedali fa a pugni con quello che si vede tutti i giorni per le strade. È stata abbassata la guardia?


"Sì. La guardia è stata abbassata e di parecchio, nonostante le istituzioni abbiano spiegato che bisogna stare attenti. Il problema non è tanto la gente per la strada, quanto quello che combinano nei luoghi al chiuso. Noi chiediamo ai pazienti "come ti sei contagiato?" e quasi tutti ci dicono "sono andato a casa di mio cognato, di mio zio, del mio amico, poi ho scoperto che era positivo". La gente continua ancora a incontrarsi in grandi gruppi in luoghi al chiuso. Ma anche il comportamento dei ragazzi è pericoloso perché credono di essere immuni al virus. Qualche ora fa abbiamo visitato un ragazzo che aveva avuto un trauma contusivo alla spalla. Gli abbiamo fatto il tampone ed è risultato positivo. Gli abbiamo chiesto se ne fosse al corrente e ci ha risposto di no. Effettivamente non aveva alcun sintomo: è un asintomatico che potenzialmente può aver infettato altre persone. Ma come ho detto, ci sono anche giovani che si beccano forme gravi di Covid come quel 24enne di cui ho parlato poco fa. Bisogna stare in guardia, fare sacrifici e attendere che arrivino i vaccini a disposizione di tutti".


Serve la zona rossa a Bari?


"Sì, a giudicare da quello che vediamo noi. Certo, questo provoca problemi all'economia. Ma bisogna farsi un esame di coscienza e capire che senza la salute non si salva neanche l'economia".

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