Con la Puglia nuovamente in zona arancione il crollo delle attività di 22mila bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e 876 agriturismi in Puglia ha un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare regionale, con una perdita di fatturato di 750milioni di euro per i mancati acquisti in cibi e bevande, per cui è necessaria una robusta iniziazione di liquidità e provvedimenti di sostegno al lavoro per garantire che le aziende sopravvivano alla crisi. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia sulle conseguenze delle chiusure imposte alla ristorazione con la nuova mappa che vede la Puglia ridiventare arancione.
Il taglio delle spese di fine anno a tavola, inoltre, hanno dato il colpo di grazia ai consumi alimentari dei pugliesi che nel 2020 scendono al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di oltre 3,5 miliardi di euro nel 2020.
Il nuovo dpcm ha, poi, aggiunto una nuova restrizione – ricorda Coldiretti Puglia – con l'asporto possibile fino alle 18, e quindi da quell'ora in poi gli esercenti possono lavorare solo con servizio di consegna a domicilio.
Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14,4% di bar e ristoranti secondo Confcommercio e gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti Puglia – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
«Per effetto delle limitazione imposte alla ristorazione è a rischio un sistema agroalimentare che in Puglia è assicurato grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che nel 2020 a causa dell’emergenza Covid è sostenuta dalle consegne a domicilio e dall’asporto», dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione e l’agriturismo – precisa la Coldiretti regionale – rappresentano addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti Puglia - devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.
Servono dunque ristori immediati e un piano nazionale – conclude Coldiretti Puglia - che metta in campo tutte le azioni necessarie per non far chiudere per sempre attività come gli agriturismi che rappresentano un modello di turismo sostenibile grazie ai primati nazionali sul piano ambientale ed enogastronomico.
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