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Ad Acquaviva delle Fonti nasce Tabità, lo spazio per i giovani della città


Sorge nel cuore di Acquaviva delle Fonti uno spazio aperto a tutti. Si chiama Tabità, è un’area di co-working che raccoglie studenti, lavoratori e volontari. In uno spazio proprietà della Concattedrale Sant’Eustachio di Acquaviva, ristrutturato con i fondi messi a bando dalla Regione Puglia. L’artefice di tutto è il parroco don Mimmo Giannuzzi, sacerdote che ha creato un polo di riferimento per tutto il comune. «Nasce dal desiderio di poter accompagnare i giovani della nostra città in percorsi di autonomia – racconta il responsabile di Sant’Eustachio - il nome deriva da una donna presente nella Bibbia. Lei ha fatto tre cose: opere buone, quello che faceva lavorando lo condivideva con i poveri e la terza è che venne resuscitata da San Pietro».


Rispetto al progetto, il parroco spiega: «La nostra idea è quella di avviare processi di autonomia con i giovani incentrandoli su tre strade – continua - la prima è quella della proposta di un volontariato, infatti c’è la mensa Caritas. C’è la possibilità di mettersi al servizio di altri, condividendo il proprio tempo con altri giovani. Abbiamo anche la possibilità di utilizzare la web radio, di organizzare dei podcast con condivisione di tempo, di caratteri e di talento». Poi gli altri due target di Tabità:


«La seconda strada è quella dello studio. È possibile infatti studiare da soli, insieme ad un amico o anche in gruppo. È uno spazio in cui sarà possibile essere accompagnati nell’apprendimento. L’idea è quella di creare delle occasioni per approfondire nuovi temi. Magari offrire uno spazio in cui i giovani possano venire – aggiunge - quello che stiamo facendo è il tentativo di costruire una comunità educante. Abbiamo messo in rete alcune realtà della città». Infine, il terzo scopo della struttura:


«La terza strada è quella dell’accompagnamento al lavoro. Chi inizia ad affacciarsi al mondo del lavoro, può avere degli spazi. Così si possono conoscere nuove persone. Questo è “Tabità, la casa dei talenti” – poi conclude - stiamo mettendo insieme queste realtà per poter creare una rete attorno ai giovani. Vogliamo essere un luogo di formazione per i ragazzi. È bello che i nostri vadano fuori, però non perché qui non c’è niente. Devono sceglierlo non essere obbligati».


Tra gli esecutori materiali delle tante iniziative c’è Francesco Scaramuzzi, referente dei ragazzi del servizio civile. «Mi occupo di volontariato. Tabità è uno dei posti per mettere in pratica quello che ho sempre amato – racconta Scaramuzzi - è un punto di incontro per i giovani di Acquaviva. È nato infatti da uno spazio che si trova davanti la nostra sede, i gradini di una scalinata. Spesso i ragazzi erano soliti trascorrere lì la serata, utilizzando stupefacenti e lasciandosi andare all’alcool. Il nostro obiettivo è quello di ritrovare ragazzi un po’ persi». Poi uno dei coordinatori spiega nel dettaglio il suo ruolo:


«La realtà, in questo momento storico ci restituisce una fotografia triste di questo specchio generazionale. Abbandono scolastico, disoccupazione giovanile, il disorientamento e la fragilità verso sé stessi e verso le proprie consapevolezze. Questo vuole essere un punto dove mettere in pratica i propri talenti. La prima domanda che facciamo è: “Cosa sai fare?”. Questo non è un posto che offre solamente servizi. È un luogo in cui fare servizio». Nel dettaglio:


«Esempio concreto. Io sono molto bravo in matematica, ecco perché in questo periodo sto aiutando dei ragazzi delle scuole superiori alla preparazione di compiti in classe, interrogazioni e più in generale nello studio della materia». Poi Scaramuzzi conclude così rispetto alla partecipazione: «Questo mese abbiamo avuto belle conquiste. Alcuni ragazzi che hanno cominciato a venire da noi per studiare. Un po’ li aiutiamo noi con il tutoraggio e un po’ loro hanno un luogo dove stare».


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